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Storia e Territorio

Storia

Castiglion Fiorentino è situato sulla sommità di un colle (m. 345 s.l.m.) da cui è possibile godere la vista del preappennino argentato da bellissimi oliveti della Val di Chio e della Val di Chiana. Il centro storico dominato dalla Torre del Cassero è circondato dalle mura duecentesche, conserva l’impianto medievale ed è costruito sulle rovine di precedenti edifici etruschi (VI-IV sec. a.C.), come recenti campagne di scavo hanno dimostrato. Situato in una posizione di confine tra Toscana e Umbria gode di una posizione ideale da cui è possibile raggiungere le maggiori città dell’Italia centrale (Firenze, Perugia, Siena, Roma). Nel corso del Medioevo, nei secoli XII-XIII, diventa Comune. Nel corso del XIV sec. il paese passa sotto vari domini (Firenze, Arezzo, Perugia) fino a quando nel 1384 diventa definitivamente Castiglion Fiorentino. Nella metà del ‘700 grande importanza hanno ricoperto i Granduchi di Lorena in quanto realizzatori della campagna di bonifica sia del territorio comunale sia dell’intera Val di Chiana.

Musei e Chiese

L’area di maggior valore storico artistico è senza dubbio l’area del Cassero, situata nella parte più alta del paese. Qui si può visitare il Museo Archeologico e il Percorso Sotterraneo. All’interno del Museo spicca tra notevoli reperti la ricostruzione di una porzione del tetto del Santuario Etrusco (rinvenuto nel Piazzale del Cassero); sono inoltre presenti Bronzetti del 560 e 550 a.C. ritrovati durante alcuni scavi nella vicina frazione di Brolio.

Il Percorso Sotterraneo presenta, oltre ai resti di epoca medievale, le testimonianze del primo insediamento etrusco dell’ottavo secolo a.C.

Nella stessa area del Cassero sono presenti la Chiesa di Sant’Angelo e l’adiacente Pinacoteca. La Chiesa ospita il bellissimo Crocefisso ligneo duecentesco d’autore ignoto, in passato attribuito al Cimabue. Passando per la porticciola che ne collega l’aula alla Pinacoteca, ci troviamo di fronte ad opere d’oreficeria medievale di manifattura francese come il busto di Santa Orsola (XIV sec.) e il pregevole reliquiario della Croce Santa (XIII sec.). E non mancano le opere pittoriche, come una rappresentazione di San Francesco di Margarito d’Arezzo del XIII sec., un frammento di una Maestà di Taddeo Gaddi (allievo di Giotto) del 1328 c.a, due tavole San Michele Arcangelo del 1480 c.a. e le Stimmate di San Francesco  del1486 di Bartolomeo della Gatta.

Scendendo dall’area del Cassero verso piazza del Comune incontriamo il bellissimo Loggiato rinascimentale del 1513, in seguito ritoccato da Giorgio Vasari (il seguito a questo fatto prese il nome di Vasariano), che ci offre una particolare veduta sulla Valle di Chio.

Un altro importante luogo di cultura, che fa parte del sistema Museale Castiglionese, è il Museo della Pieve di San Giuliano. Vi si trovano numerosi dipinti e tavole che coprono dal quindicesimo al diciottesimo secolo; tra questi spicca l’affresco Compianto su Cristo Morto attribuito a Luca Signorelli, accanto al quale è presente una terracotta invetriata policroma, il Battesimo di Cristo, attribuita ad Andrea della Robbia. All’interno delle teche sono conservati numerosi oggetti di oreficeria, reliquiari e indumenti per la celebrazione di riti religiosi di vari periodi; tra questi quella di maggior pregio è la Tonacella di Petreto, la cui manifattura ricorda le produzione delle botteghe fiorentine più illustri della seconda metà del quindicesimo secolo. Numerose sono anche le sculture lignee: datate dal XIII al XVIII secolo, alcune si esse vengono portate ancore oggi in processione durante la Settimana Santa.

Nella piazza del Museo si affacciano la Collegiata di San Giuliano e la Chiesa del Gesù. La prima, in Stile Neoclassico, conserva numerose opere d’arte tra cui la Madonna in trono di Segna da Bonaventura del XIII secolo, la Vergine in trono e Santi di Bartolomeo della Gatta (del 1486), l’Adorazione del Bambino di Lorenzo di Credi (allievo insieme a Leonardo da Vinci nella Bottega del Verrocchio), una terracotta policroma raffigurante Sant’Antonio e un’Annunciazione entrambe di scuola Robbiana.

La Chiesa del Gesù è stata costruita nel XVI secolo, l’interno è caratterizzato da decorazioni che vanno dal tardo ‘500 fino al ‘700; in particolare è da segnalare il soffitto a cassettoni con simboli biblici della Passione di Gesù dei primi del ‘600 e l’altare addossato alla parete di fondo, opera di Filippo Berrettini, nipote di Pietro da Cortona. All’interno dell’altare si trova un pregevole crocefisso ligneo attribuito alla scuola di Baccio da Montelupo, dei primi del ‘500. Agli altari laterali sono conservate due preziose tele; a sinistra spicca l’Ultima Cena (1586) di Francesco Morandini, detto il Poppi, allievo di Giorgio Vasari; a destra spicca la Resurrezione (1599) di Francesco Vanni.

Il centro storico presenta anche la Chiesa di S. Francesco, con una facciata romano-gotica in pietra arenaria; il suo interno, tipico delle chiese dell’Ordine dei Mendicanti, è ad un’unica navata. Gli altari ospitano opere degne di nota come la Madonna con Bambino e Santi (1548) di Vasari; la Crocifissione del Poppi; la Vocazione di S. Matteo di Salvi Castelluci. Particolarmente interessante è il Crocefisso ligneo placcato in bronzo dell’altare maggiore, realizzato su disegno del Gianbologna. Accanto alla Chiesa si trova il Chiostro, il cui aspetto attuale risale agli inizi del ‘600 in stile tuscanico e che ospita lunette affrescate.

Fuori dalle mura cittadine richiama l’attenzione la monumentale Chiesa della Consolazione della seconda metà del ‘500.

Dalla pianta centrale ottagonale, al suo interno si trova un pregevolissimo altare in pietra opera di Filippo Berrettini che contiene un piccolo affresco, una Maestà, attribuito alla scuola di Luca Signorelli e il Santuario della Madonna delle Grazie del Rivaio.

A pochi chilometri dal centro storico sorge il Santuario della Madonna del Bagno e la Pieve di Retina (Cappuccini) di impianto romanico del XI sec.

La Valle di Chio

La valle è delimitata a ovest dalle cime che si ergono a levante della Valdichiana, in particolare dal monte Castiglion Maggio; ad oriente un crinale la separa, attraverso il passo della Montanina, dalla valle del torrente Nestore, tributario del Tevere. A sud è chiusa dai monti che culminano nella cima dell’Alta di Sant’Egidio. All’ingresso della valle sorgono il paese di Castiglion Fiorentino e il castello di Montecchio Vesponi.

Le colline che formano il crinale della val di Chio descrivono una porzione di ellisse che inizia da Castiglion Fiorentino, attraversa Mammi e il monte Castiglion Maggio e prosegue per il passo della Foce, attraverso il quale si raggiungono Palazzo del Pero e San Sepolcro. Continua poi toccando molte località: il paese di Caldesi, il monte Corneta, le case di Renzana, i poggi Fontanina e Montanina, la Rocca Montanina, il colle delle Forche, casa Valcella, la foce di Ristonchia e il monte Castel d’Ernia. Termina infine nei pressi della frazione di Santa Lucia. Il territorio racchiuso da questa ellisse è quasi interamente compreso nel comune di Castiglioni, ad eccezione dell’abitato di Caldesi, del monte Corneta e delle case di Renzana, che appartengono al comune di Arezzo. Nella Valle di Chio sono presenti numerosi centri abitati di piccole dimensioni, le cui origini risalgono al periodo medievale. Alcuni di questi avevano uno scopo difensivo, come testimoniano i ruderi del Castello di Mammi, del Castello di Tuori, di Castel d’Ernia e del Castello della Montanina. Altri nascono da “antiche ville” (Santa Lucia, Collesecco e Pergognano) che, sempre nel periodo medievale mantenevano una funzione agricola. Altri ancora come Polvano, Santo Stefano, Pieve di Chio nascono da precedenti “spedali” che avevano la funzione di ricovero e ristoro per i viandanti: proprio nella valle passava una delle principali vie di comunicazione tra la Toscana e il mare Adriatico.

Il territorio è sempre stato molto ricco di sorgenti d’acqua, che hanno portato allo sviluppo del culto “delle acque” (come simbolo di fertilità della terra) soprattutto diffuso in epoca Paleocristiana e alto Medievale (VI-IX sec.). In epoca Medievale al culto si è sostituito il più “cattolico” culto della “Madonna del Latte”: numerose sono le rappresentazioni della Madonna che allatta; ne troviamo negli affreschi della sacrestia di San Francesco, nella Chiesa di Sant’Agostino, nel centro urbano e nelle raffigurazioni di numerosi tabernacoli a Taragnano, Collesecco e Poggiolo.

La presenza dei corsi d’acqua ha portato nei secoli alla frequente costruzione di mulini, la cui testimonianza rimane ancora oggi nella toponomastica di alcuni luoghi come Mulin Nuovo, Mulino Bianco e Mulino dello Zoppo. Il ricordo dei mulini è talmente sentito che è stato recentemente creato il pedonale “Percorso degli Antichi Mulini”.

L’ingresso della vallata è la già citata Pieve di Retina che sorse in epoca romanica su resti di antiche terme romane e su un edificio sacro Alto Medievale. Nel corso del Rinascimento venne ricostruito l’interno e il portico fu rifatto secondo i canoni e i gusti del tempo; la facciata e l’abside mantengono ancora l’impronta romanica.